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Classe A, una classe o uno scherzo?

Quando si parla di Classe A nelle amplificazioni ad alta fedeltà si finisce in un mare di confusione.
Confusione generata da molti fattori che si sono stratificati negli anni.
Negli ultimi 40 anni si sono visti varie realizzazioni che hanno contribuito a diffondere confusione su questa classe di lavoro degli amplificatori.

Intanto vediamo di capire cosa sia la Classe di lavoro A. Per Classe di lavoro A si intende un funzionamento del dispositivo di potenza, o dei dispositivi di potenza, dove ogni singolo dispositivo trasferisce il completo segnale alternato.
La circuitazione più semplice è quella detta single ended, dove un singolo dispositivo di amplificazione, ad esempio un transistor od un triodo in tubo a vuoto, è connesso da un lato alla massa o comune del segnale, mentre l’altro terminale, collettore in caso di transistor, od anodo o placca, in caso di tubo a vuoto, è connesso ad un resistore verso la tensione di alimentazione. Il segnale viene preso dal nodo del resistore ed il terminale del dispositivo di potenza e la massa.
In alternativa al resistore, viene impiegato il primario di un trasformatore, per ridurre l’impedenza di uscita, normalmente nel caso della valvola. La polarizzazione in Classe A, prevede di far scorrere una corrente, pari a quella massima richiesta dal carico (normalmente diffusore) alla massima potenza. Tale corrente, e quindi potenza, sarà dissipata completamente dal dispositivo di potenza, e trasferita in parte sul carico durante l’erogazione del segnale in uscita. Da qui il problema del rendimento di questa Classe che varia dal 20 al 30% anche in funzione del livello del segnale in uscita, cioè più potenza eroga verso il carico e più aumenta il rendimento.

In alternativa alla configurazione single ended, il resistore superiore viene sostituito con un altro dispositivo di potenza, questa configurazione è definita in push-pull. In questo caso il rendimento può raggiungere anche il 30% a piena potenza, ma anche qui i due dispositivi di potenza “vedono” l’intero segnale scorrere nei loro terminali.

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